lunedì 21 luglio 2008

Olimpiadi: facciamo proseliti?

Ecco uno dei video del Theatre du Soleil su Pechino.
(traduzione della didascalia: "Non è ancora troppo tardi per capire e scegliere")

1 commento:

Anonimo ha detto...

Due osservazioni: la prima, in casa del comunismo di stato, un pugno alzato ci starebbe proprio bene. Non mi accontenterei di una discesa di scale senza nessun gesto di sfida. La seconda, è che appunto è una cosa che tocca solo ed esclusivamente gli atleti. Proteste presenzialiste alla Mia Farrow otterrebbero solo l'effetto contrario. Boicottaggi di Stati sono dettati da interessi uguali e contrari. Forse gli atleti non dovrebbero nemmeno rinunciare a gareggiare. Ma dovrebbero dimostrare di avere una coscienza e capire l'importanza di un gesto simbolico. Ne guadagnerebbero: riscatterebbero se stessi dalla condizione di mero bene di consumo che sono diventati. Non sarebbe solo contro un regime dispotico ma contro il regime-mondo che fra le altre cose ha trasformato le olimpiadi in puro consumismo estetizzante. E contro il paradosso di un sistema di sfruttamento capitalistico gestito da un partito comunista, ma anche contro gli stati occidentali che più caldeggiano che le cose rimangano esattamente come sono, e che spesso si oppongono a sostenere maggiori tutele sindacali per i lavoratori cinesi. Riporta Luciano Gallino nel suo ultimo libro "Il lavoro non è una merce" che solo una pattuglia di deputati americani ha protestato con la Cina (e con gli Usa) per la mancata attuazioni di elementari diritti sindacali: e i nostri parlamentari di destra e di sinistra tanto abituati a cianciare su tutto?

-- Luther Marx